Ogni sostanza è nobile. Non c’è bisogno di ricorrere all’oro, a perle, strass: siamo alchimisti, a volte maghi. Una piccola quantità di terra mischiata con un po’ di colore, è un’eccellente introduzione alla materia. O una manciata di ghiaia, un foglio di carta vetrata, un mattone sminuzzato, o una pagina di giornale, una foglia di cavolo, una foto strappata, un brandello di carta da imballaggio accuratamente stropicciato.

Così Michel Seuphor, artista, poeta e autore di un’ampia ricognizione storica dell’arte astratta, apriva nel 1953, al momento in cui i “sacchi” di Burri iniziavano ad imporsi all’attenzione della platea internazionale, un intervento sull’impiego dei materiali “estrinseci” nella plastica contemporanea. Questa vicenda, iniziata negli anni Dieci del Novecento, con i collages di Picasso e Braque, ed esaltata dagli assemblaggi Dada, continua ad esercitare a distanza di un secolo, declinata in modalità diverse, la sua attrazione fatale su gran parte degli artisti attivi nel panorama odierno.

In questo ambito si colloca, con caratteri originali, la ricerca di Roberto Campoli, che – nell’associare qualche pietra levigata dalle onde con il manico di un attrezzo e una lente inservibile o accostando un ingranaggio circolare a ritagli di sughero e bulbi di lampadine – perviene a fissare un punto di equilibrio fra l’eccentricità degli oggetti trascelti e la misura soppesata dell’impianto compositivo, amalgamando la durata insita nella foggia e nell’usura dei componenti con l’energia condensata nell’attimo del completamento formale.

Analogamente, la ruvidezza cromatica dei materiali trova un bilanciamento nelle modulazioni neutre degli sfondi, in prevalenza azzurri e grigi.
Dal caos ordinato che sgocciolature sinuose e contorti grovigli di fili scandiscono secondo traiettorie di casualità disinvolta emergono a tratti suggestioni antropomorfiche, torsi, profili solo vagamente definiti. Da taluni assemblaggi teste e volti ci scrutano, restituendo figura allo sguardo: quell’atto che, nella sua ineludibile necessità, “chiama – come ci ricorda Yves Bonnefoy – a impegnarsi tra le cose visibili alla ricerca di istanti che ci colmino”.

29 settembre – 27 ottobre 2017

Inaugurazione

venerdì 29 settembre h 17.00

 
Sala Centro Franco Basaglia
Via Giovanni Maggio 4, Genova Quarto
da lunedì a venerdì 11.00/13.00 – 15.00/17.00
 
info: imfi@hotmail.com