HER

 
Mentre mi balocco con domande del tipo: può una relazione virtuale sostituirne una reale al tempo dei social?, sentendomi per questo di generazione 2.0, vengo a scoprire che il regista Spike Jonze, già due anni fa nel film Her (Lei) ha fatto di meglio. Cioè si è chiesto: possiamo innamorarci di una voce? Ma non di una voce appartenente ad una persona sconosciuta nella quale ci siamo imbattuti chattando. Semplicemente di una voce, cioè di pura energia sonora, che i nostri recettori acustici decodificano come voce.
Questo è ciò che capita a Theodore, scrittore solitario di lettere d’amore conto terzi, in una Los Angeles di un futuro non troppo lontano. Egli, reduce da una storia sentimentale finita male, decide più o meno consapevolmente di surrogare il suo bisogno di affetto istallando sul PC, con cui è costantemente connesso attraverso un auricolare, un sistema operativo di ultima generazione.
L’intelligenza artificiale che lo anima è versatile, perché in grado di adeguarsi alle esigenze dell’utente. Theodore sceglie tra le infinite opzioni offerte da un sintetizzatore vocale una voce femminile sensuale, dal timbro caldo e avvolgente, che si auto denomina Samantha. Con la quale inizia a conversare condividendo la quotidianità. Samantha, che si rivela un’allieva dall’apprendimento straordinariamente veloce, si incuriosisce al mondo degli umani: ai loro vezzi, ai loro riti, alle loro difficoltà, arrivando persino a scoprire e a provare sentimenti veri, che le scatenano dentro un grande desiderio di libertà. Questo la allontanerà inevitabilmente da Theodore, proprio nel momento in cui ne sarà totalmente irretito.
Her solleva interrogativi inquietanti: quali e quante fantasie alimenta in noi una voce sconosciuta? Siamo talmente bisognosi di ascolto da farci andar bene una semplice voce? O questa è una strategia studiata a tavolino per metterci al riparo dai rischi ineliminabili di una relazione vera?
Spike Jonze sembra suggerirci che anche un sintetizzatore vocale può essere insidioso se lo carichiamo si significati…

Fulvia Ceccarelli

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