Un padre una figlia (di Cristian Mungiu) – Recensione di Fulvia Ceccarelli

Sul cartellone di questo film sono rappresentate due figure: verosimilmente un padre e una figlia, seduti di spalle ciascuno sulla propria altalena. Perché proprio sull’altalena? Possono forse muoversi insieme senza farsi del male? Non è facile. Perché il padre, che è più pesante, se imprime una spinta eccessiva rischia di sbalzare la figlia dal seggiolino. Lei, viceversa, è troppo minuta per spostarlo. Forse un modo di procedere può essere che inizi a spingere lui, delicatamente, e che la figlia sfrutti l’abbrivio per trovare il proprio ritmo. In un delicato gioco di equilibri che funziona solo se non si dimenticano di essere in due. Un po’ come nella vita, d’altronde. Infatti questo film di Cristian Mongiu, premiato a Cannes per la miglior regia, narra di quanto possano deteriorarsi i rapporti personali, soprattutto con i figli, quando rendiamo assoluto il nostro punto di vista, proiettando su di loro pensieri e desideri nostri. O investendoli di aspettative personali disattese. Anche se l’intento è di preservarli da possibili errori.

La vicenda è ambientata nella Romania dei nostri giorni dove, dopo quasi trent’anni dalla caduta del regime di Ceausescu, il malcostume dei favori e delle corruttele è tornato a godere di ottima salute e alla polizia è rimasto il vezzo di spiare la vita delle persone. Su questo sfondo, si dipana la vita piena di contraddizioni di un medico ospedaliero di mezza età, molto apprezzato da colleghi e amici perché in gamba e integerrimo. Romeo, questo è il suo nome, vive in un appartamento piuttosto elegante di un quartiere degradato di palazzine fatiscenti. Fotografia eloquente della situazione attuale della Romania, sempre in bilico tra vecchio e nuovo. Romeo ha una madre anziana, alla quale i numerosi acciacchi non impediscono di conservare un atteggiamento positivo verso la vita. Una figlia che adora, Eliza, ragazza modello e un po’ ermetica come tanti adolescenti. E una moglie, Magda, spenta, smagrita e sempre un po’ malata, di cui si intuisce la remota bellezza. Romeo e Magda da giovani hanno studiato in un’università straniera, scegliendo di ritornare in patria a lottare per un futuro migliore. Purtroppo della loro complicità di un tempo non è rimasta traccia. Magda si è ritrovata a fare la bibliotecaria nonostante fosse una studentessa molto promettente e nel frattempo ha cresciuto Eliza, con cui ha saputo costruire un rapporto solido e intenso. Se questo si chiami adattamento, sopravvivenza o rassegnazione, chi può dirlo se non lei? La cosa che invece la fa davvero soffrire è che Romeo non accetti la sua scelta, che la consideri un tradimento imperdonabile e che non perda occasione per rinfacciargliela aspramente. Lui, dal canto suo, è profondamente pentito di non essere rimasto all’estero, visto che il suo paese non gli sembra cambiato di una virgola. E per impedire che la figlia commetta il suo stesso errore, si butta a capofitto nella pianificazione ossessiva del suo percorso scolastico. Allontanando da lei tutto ciò che possa distrarla o turbarla. Una sorta di anestesia contro le emozioni della vita. Per esempio la tiene all’oscuro della malattia della nonna, cui Eliza è legatissima, e del naufragio del suo matrimonio. E questo, nonostante il parere contrario di Magda e la lucida osservazione della nonna che sostiene che, se tutti i giovani espatriano, non rimane più nessuno a lottare per il loro Paese. Accecato da un’ottusa determinazione, Romeo arriva  persino a calpestare quei principi etici per i quali si è sempre battuto. Perché accade che Eliza, che sta effettivamente concorrendo per una borsa di studio per una prestigiosa università inglese, deve superare a pieni voti l’esame di maturità. Ma il giorno prima della prova scritta, subisce un’aggressione finendo al pronto soccorso sconvolta  e con il polso rotto. In Romania, con un braccio ingessato, non si può sostenere un esame scritto, per ragioni di trasparenza. E l’escamotage che si inventa Romeo gli si ritorce contro, rischiando di compromettere anche la figlia. Ne uscirà indenne grazie a Eliza, che invece ha fatto tesoro dei suoi insegnamenti. E, forse per la prima volta, si accorge di lei come persona.

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 A seguire il trailer del film.